Usura e danni non patrimoniali: la banca paga doppio
Se una banca viene condannata da un Giudice per usura deve pagare anche i così detti danni NON patrimoniali?
La risposta è SI!
Prima di leggere la vicenda ed entrare nel tecnico, bisogna fare una grandissima premessa:
le banche Non sempre vogliono andare a giudizio davanti a un Tribunale e, spesso, per
“mantenere buona” la loro reputazione (ormai sgretolata a colpi sentenze e ordinanze emesse dai Giudici italiani – puoi leggerne [QUI] alcune) si riescono a chiudere le vertenze con una transazione bonaria, rimborsando il loro cliente , e con la promessa di non divulgare il nome dell’ Istituto di Credito coinvolto.
Quando su un contratto di mutuo, di leasing, di conto corrente, di derivati viene riscontrato un tasso superiore al famoso “tasso soglia” il contratto diviene nullo, gratuito e la banca deve rifondere tutti gli interessi già pagati ed azzerare quelli eventuali da pagare in futuro.
Ma oltre a questo arriva finalmente una sentenza del tribunale di Padova (sentenza 833/16) dove il giudice Bertola ha stabilito il riconoscimento anche dei danni NON patrimoniali, e ad una banca questo gli è costato il doppio della somma da restituire per interessi usurari.
Il risarcimento per danni NON patrimoniali è stato riconosciuto in “via equitativa”.
Il giudice ha tenuto conto del fatto che la società fu ingiustamente segnalata come cattivo pagatore sul circuito interbancario con la conseguenza di limitare l’espansione commerciale dell’azienda e con i relativi “danni da immagine”.
I danni NON patrimoniali possono identificarsi sotto molteplici conseguenze, ma in che cosa consiste più precisamente il danno NON patrimoniale?
Sostanzialmente esiste una classificazione di singole ipotesi di danno non patrimoniale, e quindi si sono individuate le categorie del danno biologico, del danno morale, del danno esistenziale.
Il danno biologico è: la lesione temporanea o permanente all’integrità psico-fisica della persona suscettibile di accertamento medico-legale che esplica un’incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato, indipendentemente da eventuali ripercussioni sulla sua capacità di produrre reddito.
Il danno morale: è la sofferenza soggettiva cagionata da fatto illecito e in sé considerato, di regola un reato, sofferenza che può essere sia di natura transitoria, sia di natura permanente
Il danno esistenziale: qualsiasi compromissione delle attività realizzatrici della persona umana, quale ad esempio la lesione della serenità familiare, o del godimento di un ambiente salubre, distinto dal danno biologico perché non presuppone l’esistenza di una lesione fisica, e distinto dal danno morale perché non costituisce una sofferenza di tipo soggettivo.
Un altro esempio concreto di danno NON patrimoniale, citato invece in una sentenza del tribunale di Brindisi, è stato quello di quantificare il danno NON patrimoniale in una somma congrua, derivante dalla lesione del diritto a intrattenere relazioni sessuali col proprio coniuge.
Si apre una nuova era per le banche e le finanziarie che hanno adottato tassi e comportamenti perseguibili a norma del codice civile e penale: l’auspicio è che davvero cambino le proprie politiche commerciali e policy aziendali; sterminare le imprese con azioni di rientro dai fidi, di segnalazioni avventate alle centrali rischi, di conversione dei fidi in mutui ipotecari insostenibili, e con condizioni spesso usurarie NON paga nessuno, né i Clienti e nemmeno i fornitori ( le banche e finanziarie).
Ci sono associazioni come DECIBA che stanno predisponendo una “perizia trivalente”, si proprio come un vaccino in grado di debellare tre diverse malattie che nel caso specifico sono: il danno da USURA – il danno NON patrimoniale – il danno patrimoniale di bilancio.
Il rag. Fabiano, punto di riferimento in questo settore sia per le banche che per i professionisti che si occupano esclusivamente di questa materia e che potete trovare al 02.90427304, o scrivendo a mezzo mail a info@risarcimentomutui.it , sostiene che le banche devono recidere alla radice questi comportamenti per il futuro, e per il passato farebbero bene a conciliare prima di trovarsi ad essere condannati in soccombenza a pagare “conti salati” davanti ai tribunali italiani.