Cattivo investimento – Banca condannata a risarcire i clienti
Cattivo investimento per due fratelli convinti dall’istituto di credito ad acquistare obbligazioni .
Sempre più numerose le sentenze che condannano il sistema di offerta di quelle banche che adottano sistemi poco trasparenti per vendere i loro prodotti finanziari ai propri clienti i quali spesso vedono disperdere gran parte dei loro risparmi.
Questa volta è accaduto a Chioggia, dove il Tribunale di Venezia con un’altra sentenza importante ai danni di una banca ha accolto nei giorni scorsi la domanda dei di due fratelli, G.B.B. e E.B.B., contro una banca nazionale che è stata condannata a risarcire i danni commessi dall’inappropriata consulenza che la banca aveva loro riservato.
La vicenda è iniziata nel 2002 quando i due fratelli fecero una comunicazione alla banca di volere ritirare dal loro patrimonio una somma di circa 300 mila euro per impiegarli in un operazione immobiliare, che era anche l’oggetto della loro primaria attività.
L’ istituto di credito rispose con una diversa proposta di carattere finanziario, prospettando ai due soci di lasciare i soldi in banca ed utilizzare, in alternativa, un prestito della banca stessa per finanziare la costruzione degli immobili; nelle affermazioni dei funzionari dell’istituto di credito, “avrebbero pagato cedole abbastanza alte da coprire i costi del prestito che la banca avrebbe loro concesso“.
Le cose però andarono diversamente: i titoli consigliati dalla banca, obbligazioni Cirio, riuscirono a far maturare una sola cedola per poi precipitare in default ( niente di strano, vedi anche bond argentini, Parmalat e compagnia bella…)
Risultato: i due fratelli, nonostante una perdita di qualcosa come 200mila euro, vennero “invitati” dalla banca a rimborsare il prestito.
Da qui la causa sfociata nella decisione del Tribunale di Venezia che ha accolto la domanda di risarcimento dei due fratelli affermando la responsabilità della banca sia per non aver fornito adeguate informazioni ai clienti prima di concludere l’operazione, sia per aver concluso un’operazione non adeguata alle esigenze dei clienti, sia infine per aver agito in conflitto di interessi avendo venduto ai clienti titoli di una società, la Cirio, di cui la banca era creditrice.
“La difesa” della banca, una impostazione di difesa classica difesa in casi come questi, aveva puntato sulla corretta analisi della banca relativamente al profilo di rischio dei due fratelli, presentati come due ricchi speculatori esperti che non avevano bisogno di ricevere particolari informazioni, tanto più che, sempre secondo la difesa della banca, l’operazione di finanziamento contro garanzia di titoli sarebbe stata del tutto adeguata al loro profilo.
Il Tribunale, invece, sulla base delle testimonianze, ha accolto la tesi dei due fratelli ed ha condannato la banca, colpevole di aver illustrato loro solo gli aspetti “incentivanti” dei titoli (gli alti rendimenti) mentre nulla aveva comunicato in quanto ai rischi impliciti dei mercati obbligazionari.
Insomma una “cattiva consulenza” giustamente sanzionata dal Tribunale.
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