I finanziamenti baciati di Popolare di Vicenza e Veneto banca
LA BANCA TI BACIA, MA VIENE BLOCCATA DALLA LEGGE. I FINANZIAMENTI BACIATI DI POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA
Popolare di Vicenza e Veneto banca. Si ripete il film già visto con banca popolare di Vicenza: oggi è l’ultimo giorno per l’aumento di capitale di Veneto Banca e i sottoscrittoti non superano l’1%, un controvalore di soli 10 milioni sul miliardo di euro necessario.
Il finale di questo film, come per Pop Vicenza, sarà l’intervento del Fondo Atlante a coprire il 99% delle azioni necessarie per l’aumento di capitale.
E come nello stesso film, anche in Veneto Banca l’accusa è anche sui finanziamenti “baciati”; quei finanziamenti erogati ai clienti affinché acquistassero azioni della stessa banca.
Nella sintesi ottenevi un finanziamento bancario se in cambio compravi azioni della banca al prezzo stabilito dalla banca e senza che questo avesse una benché minima corrispondenza con il valore reale di mercato. Ci spiace dirlo ma, anche in questo caso, l’ asse tra Vicenza e Montebelluna è identico. Delle stesse operazioni si è avvalsa anche Veneto banca e, per le stesse operazioni, è crollata.
Si dice che l’Italia sia la terra dei campanili ma, evidentemente, quando si tratta di truccare i conti e distruggere i risparmi degli azionisti, i “campanili”, per lo meno tra Vicenza e Treviso, erano identici.
E intanto le Fiamme Gialle sono arrivate alla Banca Popolare di Vicenza, nella sede centrale in via Framarin. A ordinare la perquisizione è stata la procura vicentina in merito all’inchiesta sulla gestione della banca o meglio la mala gestione di
Zonin e soci, affidate agli specialisti del Nucleo valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo e quelli del Tributario coordinati dal colonnello Fabio Dametto.
Così Il Giornale di Vicenza:
Secondo le prime informazioni, i militari stanno raccogliendo tutta la documentazione relativa ai finanziamenti “baciati” che tra il 2012 e il 2014 sono stati concessi dall’istituto a migliaia di persone con l’obiettivo di far loro acquistare azioni della banca. Prestiti che oggi sono considerati illeciti perché alterano l’effettivo valore dell’istituto.
Inoltre:
La scorsa settimana c’è stata il primo clamoroso e coraggioso, oltre che sacrosanto, provvedimento d’urgenza firmato da un giudice, la dottoressa Anna Maria Marra del tribunale di Venezia, che annulla l’obbligo di un azionista a restituire il prestito concesso con quelle modalità e quelle finalità; questo provvedimento è destinato a indicare un orientamento molto preciso per tutte le controversie legali tra le banche che hanno fatto operazioni similari ed i loro soci: l’ordinanza del giudice Marra sancisce la nullità delle cosiddette “baciate” , cioè le operazioni con le quali la banca, nella fattispecie la Popolare di Vicenza, erogava un finanziamento al cliente ( in questo caso anche socio) e contestualmente quest’ultimo acquistava azioni dell’istituto di credito.
“In attesa che i documenti sequestrati oggi siano analizzati dalla magistratura, riteniamo indispensabile procedere a sequestro cautelativo dei beni della banca. Ciò a garanzia dei risarcimenti in favore dei risparmiatori dell’istituto vicentino, perché se emergeranno illeciti relativi al piazzamento delle azioni al pubblico, gli investitori potranno ottenere il rimborso integrale dei propri investimenti”.
Queste le attese delle maggiori associazioni dei consumatori ed in modo particolare di DECIBA in prima linea nella battaglia contro le c.d. “anomalie bancarie”.
Info a segreterianazionale@deciba.it – 02.9042.7304
Come riporta un articolo de Il Corriere della Sera, i finanzieri hanno raccolto tutta la documentazione relativa ai finanziamenti concessi tra il 2012 e il 2014, a migliaia di persone con l’intento di far loro acquistare le azioni della banca, prestiti indicati come illeciti visto che il valore della Popolare vicentina era stato “alterato”. Sono stati 1277 in totale per un valore totale di 1 miliardo di euro.
Gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 sono stati portati a termine adottando un approccio NON in linea con le normative Mifid, poiché la Bpvi non ha stilato il profilo di rischio completo dei clienti attraverso i test prescritti oppure li ha alterati a suo vantaggio.
Da qui la richiesta circa un anno fa della Procura alla stessa banca di consegnare l’elenco dei soci e oggi la perquisizione delle Fiamme gialle con lo scopo di raccogliere tutta la documentazione possibile e inimmaginabile. Nel mandato si legge:
<la Banca è indagata per responsabilità amministrativa per fatti penali dei suoi dirigenti perché rispetto ai reati contestati evidenziava un modello organizzativo e di controllo inadeguato o di fatto inattuato.>
E dalle indagini sono emersi anche i fondi concessi al Gruppo che fa capo all’imprenditore Alfio Marchini, candidato sindaco a Roma per il centrodestra, al gruppo Fusillo e al gruppo Degennaro.
Nei dettagli Marchini ha ottenuto a fine 2014 76,2 milioni di euro, 10,3 ai fratelli Fusillo e 27.75 ai Degennaro. Per tutte le operazioni di investimento in titoli di debito – come scrive la procura – sarebbe stata necessaria l’approvazione del Cda, seguendo l’iter ordinario previsto per gli acquisti di partecipazioni.
Dito puntato contro i manager della vecchia gestione finiti nel registro degli indagati, dal presidente Giovanni Zonin, ai consiglieri di amministrazione Giuseppe Zigliotto e Giovanna Maria Dossena, fino al direttore generale Samuele Sorato e ai due vice Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta.
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Fonti: Corriere della Sera; Il Giornale di Vicenza; WallStreetItalia ; Radio24.IlSole24Ore