INVESTIMENTI: IL PACCO DEI DIAMANTI IN BANCA
IL PACCO DEI DIAMANTI IN BANCA – Come sempre non è “tutto oro ciò che luccica..
Lunedì 17 Ottobre ha fatto scalpore, tra addetti ai lavori e non, una puntata del programma Report, andata in onda in prima serata su RAI 3 condotta, ancora per poco purtroppo, da Milena Gabbanelli.
Ancora una volta troviamo commistioni politiche nei vari business bancari e dopo la vendita di prodotti ad alto rischio venduti per “titoli sicuri”, ora ci stanno vendendo spacciandoli per sicuri come bene rifugio al riparo dalle fluttuazioni dei mercati anche i diamanti da investimento ( non solo quelli da regalare alla moglie) e come se non bastasse, al doppio del prezzo di mercato, un grandissimo affare, per le banche sempre.
E tra i politici appunto troviamo Mario Baldassarri,anche docente e attuale presidente del Centro Studi Economia Reale, economista, ex parlamentare, ex vice ministro all’economia e, guarda caso, anche consigliere di amministrazione della DPI, la società che vende diamanti attraverso Banca Intesa ed altri Istituti bancari,
Potremmo definire il Baldassarri il “venditore di punta” della diamond private investment ( DPI) – e ovviamente, per non snaturare la figura del classico politico italiano, racconta un sacco di balle come > “ nel lungo periodo il diamante mantiene il valore capitale e dà un rendimento costante ne tempo”; e per confermare ciò che dice utilizza un grafico, lo stesso in uso ai funzionari di Banca Intesa, per convincere i risparmiatori della sicurezza dell’investimento in diamanti rispetto alla volatilità di altri investimenti, come ad esempio l’oro.
Peccato che “se la suonano e se la cantano da soli” visto che questi dati e questi grafici sono “costruiti in casa”, e per dare parvenza di ufficialità di listini internazionali si comprano pagine del sole 24 ore( grande delusione Il Sole 24 Ore in questo caso) spiegando all’investitore che quello è il riferimento del mercato, mentre invece si tratta semplicemente del loro “listino prezzi”; poi arrivi in banca e lì rincarano la dose spiegandoti che è il miglior investimento del mondo, sicuro e “senza commissioni” (quando invece vanno dal 140% al 16%), vendibile quando vuoi ( quindi liquido) ecc… e come abbiamo già detto, siccome noi in banca siamo più belli, da noi li paghi più del doppio del loro reale valore.
Insomma, le truffe bancarie in Italia rappresentano cifre vertiginose, si parla di circa 20 miliardi l’anno ; ricordiamone alcune degli ultimi 20 anni, dopo la vendita di Bond Argentini troviamo gli scandali Cirio e Parmalat, quello di banca 121, dei mutui subprime, sino alle perdite di questi giorni subite da azionisti e obbligazionisti di Monte Paschi di Siena, di Banca Popolare di Vicenza, Antonveneta, Banca Etruria, e ora siamo di fronte all’ennesima fregatura perpetrata dal sistema bancario, che non sa dove sbattere la testa per raggranellare ricavi soprattutto in questi periodi di tassi bassi.
La domanda è: ma se si tratta di frodi conclamate, come è possibile che non paga mai nessuno degli amministratori e manager implicati, né in civile tantomeno in penale?
In Italia i risparmiatori si chiedono dove siano e cosa fanno Consob e Bankitalia, gli enti di vigilanza, ma Consob per bocca del presidente Vegas ha dichiarato che i diamanti non sono prodotti finanziari e quindi si è tirata fuori ( e, onestamente, qualora se ne fosse occupata non sarebbe cambiato molto visto le sue performance in termini di controllo); in effetti il cliente quando entra in banca crede ancora oggi di essere tutelato, anche alla luce delle garanzie e rassicurazioni che riceve dal “promotore” , quelle già sentite nei casi sopra citati, salvo poi scoprire da qualche eroica trasmissione, o da qualche notizia che circola sul WEB , della fregatura presa.
E anche quando va male, colti con le mani nella marmellata, le banche se la cavano con una semplice multa, a volte miliardaria per carità come quella di 14 miliardi richiesta dagli USA a Deutsche Bank ( immaginate quanto ci avrà guadagnato la Deutsche per accettare di pagare una multa del genere…), sapendo che alla fine, in qualche modo, la banca riverserà questi costi
direttamente sui clienti, e quando non ci riescono, sempre “in qualche modo”, arriva un aiuto lo stato o succede qualcos’altro, e cadono “sempre in piedi mentre i piccoli risparmiatori, le piccole e medio imprese soccombono lasciando sul terreno i loro risparmi e le loro aziende.
Tutto questo fa sì che i cittadini perdano sempre più fiducia nella giustizia percependo l’esistenza di due o più mondi: uno per i “comuni mortali” sottoposti e tartassati da una miriade di leggi e l’altro, quello dei banchieri e della finanza al di sopra di ogni regola e legge.
Una delle prime soluzioni da adottare sarebbe quella della totale separazione bancaria che distingua le banche di investimento da quelle commerciali, proibendo a queste ultime le attività di speculazione sui mercati finanziari, ma “mollare quest’osso pieno di polpa” non è cosa gradita.
Un’altra soluzione è quella di avere istituzioni come Consob che facciano il loro dovere, e la soluzione più importante è che i magistrati tutti, non solo alcuni, facciano il loro dovere a prescindere se l’indagato sia un banchiere o un semplice cittadino.