La “merda” di Luca Zampa
La “merda” di Luca Zampa
La merda porta bene,inutile chiamarla letale e fare i fini per esprimere un concetto così semplice
MERDA MERDA MERDA
Visto che porta bene auguriamo che la fortuna riempia le banche di merda .
Un gesto estremo,un gesto di disperazione,una storia come tante dove la banca invece di trovare accordi di buon senso attiva questioni legali per affondare ulteriormente le persone .
LA STORIA :
La minaccia è postata su Facebook, sul profilo di tale Luca Zampa che nella vita reale corrisponde a Luca Zanardelli, 42enne di Concordia sulla Secchia, ex correntista alla filiale dell’Intesa San Paolo di Poggio Rusco.
Ma Zanardelli ha già iniziato a portare a termine quella che chiama «azione eclatante ma innocua». Ha riempito un secchio di letame e ieri, alle 5.30 circa, è arrivato davanti alla filiale bancaria di via Matteotti e ha iniziato a imbrattare l’ingresso dell’agenzia e il marciapiede antistante. Il fatto è stato segnalato alla polizia locale, ma stanno procedendo anche i carabinieri. Sarebbe in arrivo una denuncia per imbrattamenti e per esercizio arbitrario delle proprie funzioni. Ma Zanardelli è sereno: «Ho fatto ciò che credevo giusto.
l perché della protesta lo spiega lui stesso: «Sono stato correntista di quella filiale nel 2006-2007. All’epoca, da imprenditore, gestivo la compravendita di grandi quantitativi di ricariche telefoniche, quindi mi capitava spesso di finire in rosso sul conto. La banca applicava interessi trimestrali. Ma, a distanza di anni, mi sono accorto che quei tassi erano molto onerosi. Davvero dei conteggi esagerati». Ma nulla salta fuori prima del 2015: è solo ai primi di gennaio che il 42enne si presenta in banca e chiede gli estratti conto degli ultimi dieci anni. Poi li porta a uno studio legale di Modena, «e gli avvocati hanno subito denunciato la presenza di anomalie». In sostanza, accusa Zanardelli, la banca avrebbe applicato tassi d’interesse talmente alti da poter far parlare di «usura oggettiva per 24.227 euro, e di usura soggettiva per altri 16».
Così Zanardelli presenta reclamo scritto alla banca, minaccia di fare causa e chiede la restituzione dei soldi. E, secondo il suo racconto, la banca si fa viva tramite l’ufficio legale e inizia una trattativa per chiudere la questione senza ricorrere al tribunale: «Il loro avvocato mi ha offerto diecimila euro, io ne ho chiesti ventimila. A luglio ci siamo accordati per 17mila, che la banca mi ha versato a condizione di non dover riconoscere alcuna responsabilità nella vicenda».
Ma quei soldi versati per tacitarlo accendono in lui la sete di giustizia: «Sotto Ferragosto, contattando i loro legali, ho chiesto il pagamento degli altri 7.243 euro. L’avvocato mi ha respinto dicendo di non potere, per deontologia, trattare con me».
Fine del dialogo, e inizia il progetto di un’azione esemplare. Ieri mattina scatta l’ora x. Zanardelli sceglie il lunedì come giorno adatto, perché a Poggio Rusco c’è mercato. Un amico lo riprende col cellulare e i tre video finiscono dritti sul suo profilo Facebook corredati da messaggi e «comunicati» numerati che spiegano il gesto e la sua motivazione. «Ho dato alla banca dieci giorni di tempo per fare conoscere le proprie intenzioni. Se non faranno niente, vado avanti. Un chilo di letame per ogni euro che mi hanno tolto».
Contattato dalla Gazzetta, il gruppo Intesa San Paolo si dice sorpreso dalla protesta e dal fatto che si riferisca a rapporto chiuso da tempo. Conferma la conformità alla legge del proprio operato e annuncia denunce nei confronti dell’ex cliente.
IL PRESIDENTE ASSOCIAZIONE DECIBA Gaetano Vilnò ANNUNCIA Dobbiamo cercare di comprendere cosa spinge ad un estremo gesto le persone,meglio la merda su una banca che una corda al collo . Sicuramente non è il metodo migliore per difendersi ma se questo serve a far parlare delle questioni bancarie allora che ben venga .
L’associazione DECIBA si rende disponibile al controllo dei contratti del Sig. Luca Zanardelli e per la difesa di un’eventuale denuncia da parte della banca .Siamo certi che il giudice ben comprenderà il caso estremo di protesa che ha portato ad uno stato mentale di confusione questa persona . Meglio la rabbia che la disperazione,con un po di sapone il tutto si risolve,molto peggio è quando le persone decidono di falda finita nel silenzio di tutti .
Presidente DECIBA Gaetano Vilnò
una volta spenti i riflettori questa persona dovrà avere supporto legale e psicologico,chi da questi allarmi deve essere aiutato e non abbandonato in se stesso,condividete l’informazione non lasciamo mai sole queste persone .