LEGGE N. 3/2012, OVVERO COME CANCELLARE I TUOI DEBITI CON I CREDITORI
LEGGE N. 3/2012
La Legge n. 3 del 27 gennaio 2012, più nota come “Legge salva suicidi”, è nata come risposta delle istituzioni alla crisi da sovraindebitamento che ha visto alcuni cittadini, oberati dai debiti, decidere di togliersi la vita. “L’osservatorio Suicidi per crisi economica” della Link Campus University di Roma, delinea una situazione di numeri del dolore che nel 2015 conta 189 casi. A questi ultimi si accompagna un altra matematica che infierisce sul sociale, con 135 tentativi di suicidio nello stesso anno. Tra il 2012 e il 2015 in tutto 628 morti, in media uno ogni due giorni.
La società ha evoluto le sue paure, trasformandole in angosce insopportabili che sfociano nella soluzione estrema per eccellenza. Colpa l’impoverimento, con conseguente perdita di potere d’acquisto, che colpisce sempre più famiglie e aziende, danneggiando tutte le fasce di età e tutte le categorie sociali. Perchè la crisi non perdona e la realtà è che oggi chi non ce la fa si uccide, vittima schiacciata psicologicamente e fattivamente da Banche, Equitalia, tasse e quant’altro.
Un fenomeno endemico preoccupante a tal punto che è stato necessario mettere mani alla Legge 108 del 7 marzo 1996, normativa che disciplina l’usura e l’estorsione, affinchè si potesse giungere alla deliberazione della Legge n.3/2012, più volte modificata, resa definitiva il 18 gennaio 2013, data di entrata in vigore della stessa. Con essa vengono gettate scialuppe di salvataggio di natura finanziaria per le situazioni economicamente claudicanti dovute a sovraindebitamento, inteso come “situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte ed il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, nonchè la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni”. Ovvero una significativa difficoltà o incapacità di estinguere i debiti.
Il fatto che la Legge n.3/2012 venga collocata nel regno normativo dell’usura, lascia intendere che il sovraindebitamento potrebbe essere stato causato anche dalla medesima. Sta di fatto che sia i privati che le micro imprese, dall’esile patrimonio che non permette loro di procedere con l’istituto giuridico del fallimento, possono rivolgersi ad organismi di composizione della crisi con sede nel circondario del Tribunale competente e presentare istanza per vedersi riconosciuto un “fallimento familiare” proprio come si fa per le ditte. Quindi il Tribunale, una volta accettata la proposta del debitore, nominerà un esperto contabile che analizzerà i conti del cittadino e lo aiuterà a mettere in atto un “piano di rientro creditizio”. I creditori, dall’altra parte non riceveranno l’intera somma dovuta, ma esclusivamente quella che il consumatore sarà in grado di restituire realisticamente.
Una Legge che consente ai debitori di ricalcolare quanto dovuto con un piano di rientro studiato ad hoc, ed ai fornitori regala agevolazioni fiscali in quanto percepenti cifre inferiori a quelle stabilite in partenza.
L’articolo 6 comma 1 della Legge n. 3/2012, infatti, stabilisce che “al fine di porre rimedio alle situazioni di sovraindebitamento non soggette ne’ assoggettabili alle vigenti procedure concorsuali, e’ consentito al debitore concludere un accordo con i creditori nell’ambito della procedura di composizione della crisi.”
Condizione perché il piano di rientro sia omologato è che esso venga approvato da almeno il 60% di chi deve ricevere i soldi. La norma dice, in pratica, che tutti i creditori che non sono daccordo con il piano di rientro, allorché non si raggiunga la percentuale del 60% predetta, devono essere pagati subito al 100%.
Una Legge che, ad osservarla bene, utilizza principi simili alla gestione stragiudiziale del “saldo e stralcio”. Ma il concordato si apre solo a determinate categorie “non fallibili”. Ragion per cui un disoccupato senza reddito nè proprietà, difficilmente potrà vedersi accettata in Tribunale una richiesta di ristrutturazione debitoria.
In effetti, viene da pensare che il congegno esdebitatorio posto in essere dalla Legge n.3/2012 non agisca sul nocciolo del problema, cioè il prevenire la situazione di sovraindebitamento. In alcuni casi esso viene generato dalla scorrettezza di finanziarie e finanziatori professionali agguerriti come squali e disposti ad omettere informazioni, o tenere una condotta disonesta pur di rilasciare finanziamenti “arbitrari”. Una Legge che punta il dito esclusivamente sulla condotta del debitore che dovrà dimostrare l’incolpevolezza del default familiare, mentre il provvedimento in sede di Tribunale rischia di assumere un ruolo sanzionatorio/punitivo, in quanto sottoposto al giudizio dei creditori.
Un quadro desolante che vede la figura del finanziatore priva di colpevolezza nel decadimento economico del debitore, che diviene quasi uno spericolato incoscente gettatosi in acrobazie finanziarie non alla sua portata di tasca. Un vuoto normativo che sarebbe bene colmare.
Intanto i suicidi per motivi economici continuano, senza poterli prevenire per tempo.
Su questo argomento è intervenuto il dott. Maurizio Pompili, Direttore del centro di prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, il quale afferma che
“il suicidio si può prevenire, ma senza interventi mirati il numero delle vittime difficilmente cambierà. Gli effetti della crisi in Italia sono stati simili a quella degli anni ’30 in Usa. Progressivamente le persone hanno ridotto gli acquisti, faticato a trovare un lavoro a tempo pieno, smettendo di guardare al futuro con ottimismo. In questi anni abbiamo visto anche le morti di imprenditori che non erano più in grado di garantire un futuro alle persone di cui si sentivano responsabili”.
I debiti, i licenziamenti, la disoccupazione diventano motivo di turbamento e perno di pessimismo intorno al quale ruota la vita di molte persone ormai prive di fiducia nel futuro. Il premio Nobel per l’economia Kenneth Arrow, sosteneva che “la fiducia è l’istituzione invisibile che regge lo sviluppo economico”.
O forse dovremmo ricorrere alla saggezza vittoriana di Thomas Carlyle, famoso filosofo dell’epoca, il quale affermava che “ci sono solo soltanto due mezzi per pagare i debiti: sforzandosi di alzare il reddito, sforzandosi di diminuire le spese”.
BAGNALASTA Aurora