Soluzioni: indebitati, pignorati e casa all’asta – come difendersi dalle banche e dall’inferno di chi perde la casa
Indebitati, pignorati e casa all’asta – come difendersi dalle banche e dall’inferno di chi perde la casa
L’Italia è un Paese di proprietari di case, l’80% delle famiglie ne ha una, ma è anche un Paese di pignoramenti e aste giudiziarie che nel 90% dei casi hanno un valore a base d’asta inferiore ai 200 mila euro – ovvero è colpita la classe media e quella più colpita è al centro-nord.
Per coloro che hanno perso il lavoro, imprenditori e professionisti in default con ripercussioni economiche sulla famiglia e spesso anche sui legami matrimoniali.
Le soluzioni possibili:
- provare innanzitutto a far controllare il mutuo da professionisti esperti in materia di diritto bancario, perché se si riscontrano anomalie usurarie e risulta che in realtà tra capitale ed interessi il mutuo era al corrente con i pagamenti delle rate al momento della comunicazione di decadenza dei termini inviata dalla banca, allora il giudice esecutivo può facilmente e ragionevolmente, legge alla mano, bloccare la procedura d’asta; il mutuatario potrà chiedere il risarcimento di tutti gli interessi pagati alla banca e l’azzeramento di quelli futuri ed anche il risarcimento per i danni NON patrimoniali subiti.
- Altra strada è quella di tentare una negoziazione con la banca un prolungamento del mutuo con abbassamento della rata, dove è possibile, facendo leva su una perizia econometrica che rappresenti alcune anomalie sul contratto di mutuo, se esistenti ovviamente. Considerato infatti che oggi le banche stanno capendo che realizzare la vendita della gran parte degli immobili all’asta non è propriamente proficua per loro, a volte la soluzione si trova. Meglio ancora se si è disposti a “rinegoziare” il debito anche dopo aver ricevuto l’atto di precetto, prima del pignoramento. E se ormail il pignoramento c’è allora si può esplorare l’intervento di un familiare che acquisti direttamente all’asta quando il prezzo è ancora equo per entrambe le parti.
- C’è la Legge 3/2012, sul sovra indebitamento, che ha previsto degli organismi di composizione delle crisi ma con un iter piuttosto rigido che necessita sempre dell’intervento di professionisti del settore, che anch’essi vanno pagati – grande problema per chi è già in sofferenza economica.
- Ci sono poi la Fondazione Antiusura e la Caritas; se si ha la fortuna di entrare nelle loro attenzioni, la prima farà da garante e si appoggerà ai fondi regionali, la seconda anticiperà le somme necessarie che verranno restituite in modo dilazionato.
- In ultima istanza non rimane che resistere. Chi resiste nelle proprie case, dopo il decreto di trasferimento (cioè una volta che l’immobile è venduto) spesso ha molti motivi per farlo, figli minori, persone anziane a carico ecc… e questo diventa anche un deterrente fortissimo per gli speculatori che vogliono acquistare facendo affari alle spalle di famiglie nei guai, un deterrente soprattutto economico perché una casa occupata significa altri anni di attesa degli sfratti e immobili che non di rado vengono danneggiati da chi è forzato a lasciare la propria casa.; per non parlare del tempo medio che passa tra il decreto ingiuntivo al decreto di trasferimento che va da un minimo di due-tre anni, sino a volte a sette.
E intanto due nuovi provvedimenti di legge del 2015 volute da Renzi, che diventano di fatto un nuovo regalo per banche e speculatori anche se ci sono ovviamente motivazioni di economie di mercato dietro queste scelte ma che vengono pagate solo dalle fasce deboli.
Con il primo dello scorso 10 febbraio ha abbassato l’imposta di registro per gli immobili acquistati all’asta dal 9% ad un importo fisso di euro 200,00 a patto che l’immobile sia rivenduto entro due anni, ergo> incentivare la speculazione e chiaramente anche smuovere il mercato a tutto vantaggio di chi ha le risorse economiche per comprare e vendere. Guarda caso i maggiori gruppi bancari italiani, Unicredit e Intesa, già da un paio di anni si sono preparati costituendo società immobiliari che faranno e fanno proprio questa attività, magari vendendo a blocchi gli immobili ai fondi immobiliari, un po’ come si fa con le auto ormai vecchie che vengono ritirate a quattro soldi dai commercianti e caricate sulle bisarche.
Con il secondo provvedimento ha introdotto la possibilità per le banche di pignorare gli immobili senza passare dal giudice dopo 18 rate non pagate rispetto alle 7 attuali, firmando un apposita clausola. Questa può essere una scelta anche coraggiosa da parte del mutuatario ma utile qualora non dovesse riuscire più a pagare il suo mutuo perché ne uscirebbe a “pari e patta”, senza cioè lo strascico dei debito residuo e della banca che ti corre dietro tutta la vita.
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